I NOSTRI MISSIONARI

Sono tanti ed appartenenti ai tanti ordini:
Francescani, Stimmatini, Scalabriniani, San Gaetano, Comboniani, Giuseppini, Canossiane, Camilliani.

Diamo voce ai messaggi che i nostri missionari ci hanno inviato per celebrare le nostre “nozze d’oro” con il mondo missionario:


Suor Melania Pizzolato

Suor Melania Pizzolato da Restena di Arzignano
Con grande gioia ho sentito la notizia delle “NOZZE D’ORO” della associazione. Evviva! Una bella festa la meritate! Auguri all’associazione, al consiglio, a tutti i volontari e amici. Evviva ancora, chi può contare questa storia lunga mezzo secolo? Quanti amici e volontari sono passati vivi e defunti ? Basta sfogliare le pagine del libro fatto per il 40°per rendersi conto dell’immenso lavoro fatto, degli innumerevoli progetti realizzati, e poi continuati nel tempo donando la possibilità di scuole, ambulatori, pozzi, centri materni per la salute dei bambini e la formazione delle donne, ecc… Progetti sostenuti con tanto entusiasmo, sacrificio, generosità da voi e dai vostri volontari. Anche noi, abbiamo usufruito della vostra solidarietà e condivisione per le missioni di Bedanda, Bra, Safim in Guinea Bissau. Io, Suor Melania in missione in quella terra, ho visto con i miei occhi quanto è preziosa la vostra opera, quanto sacrificio e donazione gioiosa nei missionari che si sentono sostenuti ,e anche nei volontari che si offrono gratuitamente e con sacrificio lasciando la famiglia per qualche tempo per affiancarsi ai fratelli poveri e ultimi del mondo bisognosi di dignità e sussistenza. Con l’esperienza fatta ho visto anche e soprattutto il beneficio della fratellanza, le relazioni umane che si istaurano testimoniano che siamo fratelli e a volte ho proprio sentito questa affermazione: “chi spinge questa gente a venire fra noi, a solidarizzare con la nostra vita, a prendersi cura di noi, a lavorare e pregare con noi?” Nello stesso tempo anche noi ci ammiriamo con loro: della loro capacità di soffrire e resistere adattandosi, la loro sete di conoscere e crescere scrollandosi di dosso le proprie schiavitù. Mi ripeto ancora fra me: ”chi può raccontare questa opera grandiosa della storia che avete fatto?” Certamente QUALCUNO dall’alto ci vede, ci ha dato l’ispirazione, il cuore, la salute per farlo. Quante volte siamo ritornati a casa stanchi, ma più ricchi di gioia e soddisfazione per aver donato qualcosa e più capaci di valorizzare le cose concrete della vita e della famiglia. Vorrei essere con voi a ringraziare il Signore del tanto bene fatto, intanto chiedo che benedica l’associazione e ciascuno di voi membri del consiglio, volontari e amici, a tutti gioia e benedizione a voi e alle vostre famiglie. Vi saluto con grande affetto e riconoscenza e un augurio possiate continuare…


Suor Rosa Bertilla Zordan

Carissimi dell’Associazione “SOLIDARIETA ‘UMANA”,
questa sera penso a voi con sentimenti di appartenenza, si, perché l’inizio della mia vita ed il Battesimo mi hanno generato a Chiampo e ho sempre nutrito un senso di appartenenza affettiva e spirituale che vi manifesto con gioia.
Siamo ancora in clima pasquale per dirci spalanchiamo I nostri cuori al Risorto per essere trasformati dalla Sua Risurrezione e per compiere con Lui la nostra missione. Penso pure che la Chiesa ha bisogno di vocazioni per essere una figura completa di Cristo e per questo in comunione preghiamo affinché’ i giovani siano generosi nel rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a loro di seguirlo. Il mio impegno missionario attuale lo svolgo in comunione con altre suore delle varie missioni. Attualmente sono nella casa centrale in Addis Abeba, la stazione centrale per le missioni dove diamo alloggio, aiutiamo per le spese per le operazioni e riceviamo gli ammalati, specialmente I bambini che hanno bisogno di cure o interventi ospedalieri specializzati.
Si dice : ”l’unione fa la forza”; questa energia fa il bene a coloro che altrimenti dovrebbero soffrire il loro male nella solitudine.
Ci auguriamo di poter continuare questi interventi di carità con l’aiuto di coloro che condividono perché amano il prossimo nel bisogno, come il Signore ha comandato. Inoltre abbiamo adibito un ambiente per ricevere giovani donne che ritornano da paesi arabi dove sono andate per trovare la fortuna e invece hanno trovato lo sfruttamento e ritornano al loro paese a mani vuote, perciò, hanno bisogno d’essere aiutate per ritornare a una vita normale.
Ho appena ricevuto la bella notizia che state celebrando il 50°  anniversario di attività della vostra associazione. Con gioia , gratitudine e ammirazione  vi porgo le mie più sentite congratulazioni per il traguardo raggiunto .
Mi faccio voce  delle missioni  in Etiopia e in particolare di quella di Mandura dove il vostro aiuto è stato particolarmente generoso con il dono di un’ambulanza per il servizio degli ammalati, allora l’unico trasporto presente nella zona.
Innalziamo al Signore il nostro ringraziamento e preghiera, affinché’ vi doni sempre tanto coraggio, passione missionaria e la divina Provvidenza sia sempre nelle vostre mani.
Con tanta riconoscenza vi saluto cordialmente, ricordandovi nel Signore. Concludo con gli auguri di pace e bene nel Signore che accompagna noi tutti come il Buon Pastore. Rimaniamo con un ricordo scambievole di preghiera e vi saluto cordialmente.

Sr. Rosa Bertilla  Zordan


P. Ezio Marchetto

Carissimi membri, amici e sostenitori di Solidarietà Umana, è con sincera ammirazione e stima che vi porgo le mie congratulazioni per i vostri 50 anni di generosa attività.
Grazie, prima di tutto, per l’esempio che date a tutta la comunità come persone aperte alle necessità degli altri seguendo le indicazioni evangeliche ‘avevo bisogno e mi avete aiutato’ (Mt. 25,31-46).
Grazie, poi, per tutte le situazioni di necessità alle quali siete intervenuti attraverso le missioni Scalabriniane, specialmente in Haiti, Colombia e Equador, offrendo alle persone la possibilità di migliorare la loro vita creando posti di lavoro con l’acquisto di macchinari, semplici, ma efficienti.
Grazie, infine, per il vostro esempio di fedeltà al servizio con una perseveranza che durante 50 anni ha visto generazioni di volontari susseguirsi con nuove idee, nuovo entusiasmo, e rinnovata dedicazione. Un grazie speciale a tutti coloro che per molti anni hanno continuato a dedicarsi nonostante difficoltà, e a volte ostacoli, cercando nel lavorare assieme la risposta più completa a chi chiedeva un aiuto e una risposta.
“ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt.25,40) Congratulazioni e auguri.
P. Ezio Marchetto, c.s.

Giugno 2019
P.Ezio Marchetto ad Haiti. Ora si trova a Washington.


P. Mariano Cisco

Colgo questa occasione per ringraziare Solidarietà Umana per quanto hanno fatto in questi anni per sostenere i missionari e laici nel mondo intero. L’anno scorso ho ricevuto una donazione che ho devoluta per la costruzione del nuovo seminario in Maumere, Indonesia. Con l’aiuto di altri donatori siamo riusciti a comperare una proprietà di 8.000 mq e la costruzione del nuovo seminario è iniziata in gennaio 2019 e per la fine di Novembre 2019 il nuovo seminario sarà inaugurato. Vi prometto che appena l’opera sarà terminata vi manderò una foto della nuova costruzione per mostrare a tanti offerenti come queste offerte vengono usate. Desidero inoltre ringraziare Solidarietà Umana anche per altre offerte che mi sono giunte mentre lavoravo nelle Filippine e in Haiti. Questi sono solo alcuni dei tanti progetti che Solidarietà Umana ha sponsorizzato in questi 50 anni di intensa cooperazione con i missionari e con tanti laici che operano nel mondo per alleviare sofferenza e tanta miseria che riscontriamo ancora in tanti paesi. Permettetemi di usare una espressione del Beato Giovanni Battista Scalabrini che diceva: “Chi aiuta il missionario riceverà la ricompensa del missionario”. Che il Signore vi dia la forza necessaria per continuare questa opera meravigliosa che avete iniziato in vallata e in questo modo avere anche voi un cuore missionario.
Un grazie di cuore.
P. Mariano Cisco, Missionario Scalabriniano


P. Giambattista Nicolato.

In occasione del 50mo anniversario della fondazione di “Solidarietà Umana” sono molto contento di poter partecipare alle celebrazioni con questa breve “nota di viaggio”, scritta lo scorso anno dopo una breve visita in Sierra Leone, dove ho trascorso 26 anni di intensa presenza come sacerdote, insegnante e tipografo, costantemente seguito e aiutato non solo dalla mia Congregazione (i Giuseppini del Murialdo) ma anche da tante persone che facevano e fanno parte di Solidarietà Umana a cui va il mio affetto, il grazie e il mio ricordo nella preghiera. Ritornare dall’Africa non è mai facile, raccontarla forse ancora meno. Gli aggettivi incespicano davanti alla quantità infinita delle emozioni che si provano. Quando lo scorso anno, per una breve visita, sono partito per la Sierra Leone dopo 10 anni di assenza, dentro di me ero combattuto da sentimenti contrastanti: il desiderio di rivedere persone, ambienti realtà con cui avevo convissuto per 25 anni e la paura di ritrovarmi pesce fuor d’acqua perché troppo tempo era passato. Nel 2007 quando mi fu chiesto di lasciare quel luogo di missione per continuare ad essere prete giuseppino in un’altra terra e cultura, in Sierra Leone si stava uscendo con fatica dai postumi di una guerra interna che durava ormai da quasi dieci anni e che aveva portato allo sconvolgimento del tessuto sociale, alla distruzione di tante famiglie per almeno due generazioni di giovani. Erano stati annullati tanti sforzi fatti per cercare una quotidianità meno sofferta, con meno malattie. Se ne era andata la speranza che attraverso la formazione professionale e l’educazione scolastica si potessero formare delle persone capaci di scegliere con responsabilità il proprio futuro. L’ho lasciata con profonda nostalgia e con trepidazione per un proprio futuro non chiaro e incerto. Durante questi anni, da lontano, ho continuato a seguirla nella sua incerta rinascita, pur sapendo che molto difficilmente vi avrei fatto ritorno. L’ho seguita, anche se lontano fisicamente, nello sforzo fatto dalla popolazione, dai missionari, dalle istituzioni e dalle ONLUS e ONG affinché i bambini soldato ritrovassero la capacità di reinserirsi in quella società che avevano combattuto e distrutto. L’ho seguita nello sforzo di ricostruire le infrastrutture, le scuole, gli ospedali, le case, i pozzi, le strade e lo sviluppo del commercio interno ed esterno. L’ho seguita nella calamità dell’Ebola che a solo pochi anni dalla guerra ha reso ancora una volta tutto più difficile. Eppure ogni volta i sierraleonesi non si sono sentiti sconfitti, non si sono dati per vinti ma hanno ricominciato da capo. Ne sono stati capaci anche perché, credo, non si sono mai sentiti lasciati da soli, soprattutto da parte dei missionari e di quegli organismi cristiani che da sempre han scelto di condividere insieme gioie, fatiche, sconfitte e delusioni. Non si superano le difficoltà con la distinzione noi e loro (noi bianchi abbiamo, noi sappiamo, noi possiamo…,

L’indimenticato Ferruccio Nicolato, padre di Giambattista, socio fondatore, per anni segretario dell’associazione.

loro non hanno, non sanno, non possono, ma con la condivisione perché tutti abbiamo, anche se in forma diversa, tutti sappiamo anche se in maniera diversa, tutti possiamo… se condividiamo). Il ritornare dopo 10 anni mi ha felicemente confermato questo. Tante le realtà nuove: luce elettrica, strade asfaltate, costruzioni, tante, non più di terra ma di cemento, commercio, scuole… ma anche inquinamento nelle città, sia per i fumi che per i rifiuti, sistema sanitario che stenta a decollare o a funzionare, sistema scolastico ancora carente…, deforestazione selvaggia a causa dello sfruttamento da parte di organismi stranieri con nessuna attenzione per l’ambiente e ancora tanta, troppa povertà. Una presenza della Catholic Mission (tra i quali anche noi Giuseppini – Murialdo World onlus – Engim ong) ancora forte, propositiva e di stimolo anche nel sociale, sempre attenta ai più poveri tra i poveri, che si esprime con una costante “presenza sul campo”, con la costruzione di scuole, dispensari medici, pozzi, ponti per facilitare le comunicazioni tra villaggi all’interno della nazione, con il sostegno a distanza che aiuta le famiglie a mandare i bambini a scuola, con il pasto quotidiano per chi frequenta, con l’aiuto finanziario per avere accesso a cure mediche indispensabili ma che non possono permettersi… Questa presenza sul campo è resa possibile perché legata strettamente a un costante dialogo e fattivo aiuto con tante persone e organismi in Italia e tra di esse un ruolo di rilievo l’ha sempre avuto Solidarietà Umana ). Il mio viaggio di ritorno in Sierra Leone, anche se breve, ora lo so, aveva una meta: rinsaldare quei legami di relazione con le persone con cui ho condiviso tanti anni in terra d’Africa, per vivere qui e ora con quello che ho, aspirando all’essen-zialità, immaginando il futuro come qualcosa di plasmabile dalle mie scelte. Non lo avrei sperimentato se non fossi partito, non lo avrei capito se non fossi tornato.

 


Suor Angela Sartori

Carissimo Franco e voi tutti amici di “Solidarietà Umana”,
 innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo di questo messaggio, che ho nel cuore da più di un mese. Sono ancora in Italia per motivi di salute e dopo Natale, quando ero a casa di mio fratello Cariscopo, in via Parnese, Luisa Marchetto è venuta a trovarmi e mi ha fatto dono di una grande offerta del vostro gruppo per i bisogni della missione in Congo, da dove vengo e dove spero proprio di tornare il più presto possibile.
GRAZIE! Di tutto cuore. Grazie anche a nome di quanti beneficeranno della vostra generosità! Il Signore vi ricompensi benedicendo voi e le vostre famiglie!
La vostra offerta andrà in particolare per i prigionieri del carcere di Aru, che visito regolarmente e per il centro dei bambini malnutriti. Fra le urgenze umanitarie ci sono poi anche i profughi sudanesi (del Sud Sudan) che fuggendo la guerra passano la frontiera e sono accolti nei campi per i rifugiati in alcune delle parrocchie della nostra diocesi. A volte io ho avuto ed ho la possibilità di andarli a visitare, come potete vedere da qualche foto che vi invio. Nell ultima foto c è il nostro vescovo in visita al campo di Aba, vicino al Sud
Sudan.
Vi allego pure qualche foto di alcuni momenti vissuti con i fratelli nella prigione di Aru.



Carissimi! Scusate, ma non ho qui qualche foto dei nostri bimbi malnutriti. Se riuscirò, in futuro vi manderò qualche documentazione del  nostro Centro che li accoglie.
 Restiamo sempre uniti con il cuore umile e grande di chi sa che nulla va mai perduto di quanto facciamo e doniamo con amore per i più piccoli e poveri.
GRAZIE!
 Un saluto e un augurio a tutti e a ciascuno.

Suor Angela Sartori.


P. Mario Zarantonello

Ho saputo che state per celebrare il traguardo dei 50 anni della vostra Associazione e desidero raggiungervi per dirvi grazie della vostra attiva presenza, continuando a fare del vostro tempo libero un dono a quanti conoscete vicini e lontani. Io ricordo con gioia quanta attenzione c’è sempre stata verso la nostra missione in Sierra Leone. “Papà” Ferruccio Nicolato ha cominciato a seguirci fin dall’inizio delle nostre attività in questo paese africano. Ma so che non vi siete limitati solo all’Africa ma avete spaziato per il mondo là dove c’era qualcuno che chiedeva un vostro aiuto, una vostra attenzione. In questa realtà di dono e condivisione avete mostrato che le barriere possono essere eliminate creando così lo stimolo a crescere insieme nella condivisione. E’ straordinario sentirsi parte di una realtà globale dove pur essendoci etnie diverse, culture diverse, tuttavia il riferimento è sempre l’essere umano e in moltissimi casi il più bisognoso. Mi piace immaginare le scoperte che avete fatto con la vostra disponibilità sia locale che internazionale. Avete creato e vissuto amicizie, solidarietà e collaborazione sempre pensando a quanti poi godranno di questo vostro aiuto, di questa vostra condivisione. Siete stati capaci di mantenere relazioni con quanti incontravate sempre avendo progetti con obiettivi gli ultimi, i poveri e le loro necessità. Avete anche scoperto che le persone sono generose, che il mondo ha ancora tanta bontà, tante persone attente alle necessità degli altri. Provate solo a ricordare quanti pavimenti sono stati piastrellati dai vostri volontari e quante strutture sono cresciute con il vostro aiuto fisico. E’ la meraviglia del dono. Avete scoperto che la collaborazione può creare grandi cose e far vivere momenti importanti (pensate al pranzo di solidarietà, ricerca e preparazione di container là dove vivevano quelli che hanno bussato alla vostra carità.) Ed è così che avete raggiunto paesi lontani diventando missionari con i missionari, annunciatori del massaggio di amore di Dio. Avete fatto esplodere meravigliosi sorrisi anche là dove l’indigenza è estrema. Ma voi sapete anche che ogni sorriso donato ha invocato le benedizioni di Dio su ciascuno di voi e sulle vostre famiglie. E qui in Sierra Leone sono in tanti che ancora godono del vostro aiuto per la scuola che è il loro futuro. Molti di quelli che avete aiutato sono anche diventati importanti per questo paese e attualmente occupano posti di responsabilità in vari ministeri. Questo a conferma che ogni vostro sforzo e sostegno non è stato vano. Sentitevi orgogliosi per quanto siete riusciti a fare in questi anni e soprattutto vivete la riconoscenza AFRICANA che non è fatta di tanti doni ma è soprattutto un sentimento legato al ricordo: siete ricordati tutti i giorni. Questo vi fa entrare nella grande famiglia allargata dove mai nessuno viene escluso e dove c’è non solo grande dignità pur nella povertà, ma soprattutto riconoscenza per l’aiuto ricevuto che, come dicevo sopra, diventa benedizione. Augurandovi BUON ANNIVERSARIO, mi faccio voce riconoscente di quanti sono stati e sono ancora aiutati in questa nazione. Che molte altre persone si aggiungano al vostro gruppo per far sì che la vostra testimonianza continui a costruire ponti dovunque operate. Grazie immense.


Diacono Graziano Culpo

Raccontando un po’ di me.
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su me stesso, presentarmi. Non è facile.
Quando ti trovi una penna in mano per parlare di te, non sai cosa scrivere, da che parte cominciare, cosa scegliere fra tutto ciò che hai vissuto; io ci provo e spero di non stancare nessuno.
Il Brasile è stato il primo incontro con una cultura diversa, con una storia diversa, con una sofferenza diversa, con una chiesa diversa, un ambiente completa-mente diverso da quello che avevo conosciuto in Italia. Vi ho vissuto per 10 anni, e mi sono sempre dedicato, in modo particolare, ai giovani. Giovani delle comunità di base, giovani delle periferie, giovani in strada …. Del resto i giovani sono giovani ovunque. La differenza nei riguardi dei giovani, la facciamo sempre noi, (gli adulti), perché siamo noi i responsabili delle scelte e dell’impostazione della società; i giovani, come sempre, ne pagano le conseguenze.
Per la “danza” della sete di potere, per l’avidità degli adulti, ho incontrato molti bambini per strada a molti ragazzi che vendevano droga, ho incontrato molti ragazzi vittime del mercato di organi, impoveriti non solo del pane che non avevano, ma impoveriti anche di qualche organo che gli era stato rubato, di notte dopo qualche retata fatta sotto i portici o nei giardini pubblici.
La giustificazione sempre la stessa: sono bambini o ragazzi pericolosi e buoni a nulla, sono un peso per la società, sono una minaccia per la sicurezza pubblica.

Graziano con Ivana.

Per fortuna Il buon senso della gente comune non da retta queste ciance e, tirandosi su le maniche, è stato possibile realizzare diversi progetti di forma-zione, di educazione, di prevenzione, all’interno delle nostre comunità cristiane, raccogliendo centinaia di ragazzini, vedendoli crescere, giocare, studiare, impa-rare e diventare uomini e donne con una speranza nel cuore e la certezza che ce l’avrebbero fatta a fare il giro di boa.
A gennaio del 2002 mi sono trasferito in El Salvador e là ho incontrato un altro mondo. Un paese che da pochi anni era uscito da una guerra civile, gente segnata da ingiustizia, dalla prepotenza di un regime militare di destra (destra o sinistra, i regimi sono tutti uguali; violenza e oppressione).
Un paese però segnato anche dalla Fede e dalla forza interiore di Monsignor Romero, un pastore coraggioso, pacifico e schierato dalla parte dei poveri e degli indifesi; come il suo Maestro Gesù.
Gente umile come lo sono tutti i discendenti degli indigeni Maya che da centinaia d’anni hanno subito prepotenze di potenti, di governi, di colonizzatori di diverso tipo.
Un paese ancora in mano ad una oligarchia che mantiene i propri privilegi e lascia nella miseria la maggioranza della popolazione.
Una cosa veramente impressionante è il tessuto sociale familiare di questo popolo. La maggior parte delle famiglie sono “divise o separate” perché una parte (di solito gli uomini) e in cammino verso il “paradiso”: gli Stati Uniti che sono considerati la terra promessa, dove trovare lavoro e quindi la possibilità di inviare soldi a chi rimane in casa vivendo nella precarietà.
Quanti sono i giovani che vorrebbero un futuro migliore e che non hanno possibilità di studiare, che non hanno possibilità di lavorare e che solo possono fare i manovali o gli agricoltori-braccianti (non ci sono macchine agricole per la gente comune perché costano tantissimo). Giovani feriti dentro, arrabbiati, esclusi e sfruttati, fragili e prepotenti, giovani che per sentirsi importanti e “riconosciuti” diventano violenti.
Senza dubbio una delle cose più toccanti e significative che ho vissuto è stato, proprio in questa realtà di bande giovanili, vedere che in nome di Dio, si può letteralmente cambiare vita.
Ho visto anche che da bandito si può diventare amico, (proprio come il buon samaritano) e accompagnare alla “locanda del Padre” chi per strada è caduto nelle mani dei briganti di turno.  Diversi giovani, che grazie all’incontro con Gesù, hanno cambiato vita e sono diventati animatori di un gruppo di preven-zione e di supporto ai ragazzi delle bande, offrendo loro la possibilità di un cammino umano e spirituale che li appoggia a realizzare un cambio di vita.
Dalla fine del 2010 sono ritornato in Italia, a servizio della congregazione, dedicando parte del mio tempo ai giovani della scuola con incontri personali e con momenti di formazione.
Vivo questo con semplicità e senso di normalità, convinto che il futuro va costruito e coltivato, ad essere disponibile per i giovani, perché sono loro che oggi aiutano noi adulti a capire da che parte è necessario guardare.
Io continuo a ringraziare il Signore per tutto quello che grazie a Lui ho vissuto, per tutto quello che con Lui ho vissuto e tutto quello che è stato e continua ad essere Provvidenza nella mia vita e mi permette di essere un compagno di viaggio di molti giovani, (e adulti), cose queste che mi aiutano ad avere fiducia nel presente e nel futuro.
Saluto tutti con un abbraccio
Graziano


Suor Annalisa Bauce

La situazione in Ucraina è molto complessa e difficile. In Ucraina si combatte continuamente, con vittime quotidiane di giovani soldati, eppure nessuno ne parla e sembra che quella in corso sia una “guerra dimenticata”. Fa male che di questa tragedia non si parli più e che non faccia più notizia. Molti ucraini scappano dalla situazione di crisi umanitaria che si è creata. Nonostante questa situazione si cerca di essere con loro per dare un segno di speranza. Noi suore Dorotee che siamo in Ucraina da 14 anni siamo per loro e soprattutto in questo tempo un sostegno morale e sociale. Molta gente viene da noi per avere degli aiuti materiali perché impossibilitati a vivere e resi alla sopravvivenza. Ci sono delle famiglie che non hanno lavoro e che vivono con quel poco che riescono a vendere della coltivazione della terra: carote, patate, insalata, prezzemolo, cipolle…. Pensiamo poi nel dare una istruzione ai figli, dove la scuola ha le esigenze come in Italia e quindi la difficoltà dei genitori a sostenere le spese scolastiche. I prodotti alimentari sono molto aumentati, quindi vediamo come la maggior parte della gente è impossibilitata a comprare un pezzetto di carne e si accontentano di uova, formaggio bianco, (puina), qualche insaccato, salami. In questa situazione quelli che ne fanno le spese sono sempre i bambini e gli anziani. Noi avendoli ogni giorno, perché abbiamo un doposcuola per le famiglie in difficoltà, vediamo come hanno bisogno estremo del nostro aiuto e della nostra solidarietà in tutti i campi. Il doposcuola ha come scopo di educare e formare il cuore dei bambini per amare e perché possano sentirsi amati stimati e valorizzati. Per raggiungere questo scopo c`è bisogno anche delle cose materiali, che spesso ci mancano, per favorire questa buona educazione. Questi bambini hanno bisogno di aprirsi a qualcosa di esterno, di vedere fuori, ma si è impossibilitati perché tutto questo comporta spese. Questi viaggi culturali sarebbero molto utili ad aprire il pensiero del bambino chiuso in questo povero terreno e favorirebbero una conoscenza di altre culture, aprendoli alla accoglienza e nella condivisione. Soprattutto gli anziani soli, sono una parte di società molto trascurata. Andiamo nelle case degli ammalati e anziani a fare visita e se ci sono possibilità, noi non ci fermiamo solo per dare un piatto caldo di zuppa, per quelli che vengono da noi, ma organizziamo anche un incontro sociale per Pasqua e Natale, perché possano sentirsi valorizzati rispettati, amati e non abbandonati e soli. Ci rendiamo conto che quello che facciamo per loro è sempre poco, ma facciamo secondo le nostre povere possibilità, perché tutto è regolato dalla situazione finanziaria in cui anche noi suore siamo legate e impossibilitate. La nostra casa ”Fiamma d`amore di S. Giovanni Antonio Farina” è sostenuta dalla solidarietà di persone e gruppi italiani che con la loro sensibilità e apertura di cuore condividono il bene che hanno e che possono fare con quelli che sono in estremo bisogno. Da alcuni anni anche l`associazione ”Solidarietà Umana” contribuisce ad alleviare i disagi e le difficoltà di tanti ucraini e dare loro un a vita più serena e adeguata. Voglio ricordare in modo particolare all`aiuto che è stato dato per aprire una scuola materna, finanziando tutto l`immobile con armadi, tavoli e sedie, televisore che tutt’ora funziona con una grande riconoscenza della popolazione; di una famiglia che era su una strada e ora ha la possibilità di vivere in un appartamento dignitoso.
Tanto siamo riconoscenti a questa associazione per il grande sostegno e aiuto concreto che ci dimostra con quello spirito di gratuità che caratterizza ogni solidarietà fraterna. Questa missione in ucraina ha tanto bisogno di essere sostenuta perché in questa terra avere un contributo anche sociale è molto difficile. Ringraziamo quindi ogni piccolo gesto di generosità e di aiuto che si fa a questa gente ucraina che ha bisogno di sentirsi amata da qualcuno e aiutata a capire che anche loro sono uomini amati da Dio e non dimenticati.
Noi siamo in missione perché mandati dalla Chiesa, ma anche ognuno di voi può sentirsi protagonista con noi, perché insieme facciamo il bene, mettendo in pratica la parola di Gesù: “Quando date un bicchiere d`acqua al fratello più piccolo lo avete dato a Me”.

Suor Annalisa Bauce
Comunità delle suore Dorotee a Jaworow in Ucraina


Fratel Luigi Lovato

Carissimi amici di Solidarietà umana,
sono Fratel Luigi Lovato, dei Fratelli della Sacra Famiglia, missionario in Messico dal 1998. Mi unisco sinceramente a voi che festeggiate i 50 anni di esistenza e di servizio. I farisei dissero un giorno a Gesù: “Non hai ancora 50 anni e dici di conoscere Abramo…” Voi in questo stesso tempo avete conosciuto un mondo, anzi un mucchio di mondi missionari e vi siete fatti presenti con l’aiuto concreto del lavoro, della preghiera, del sostegno economico e, sempre ed in ogni caso, della vostra presenza empatica ed evangelica. Non sono stati anni passati invano, ma ben impiegati. L’anno scorso, nel momento dell’apertura del 50° dell’Associazione, in quel pomeriggio passato su ad Alvese, mi ricordo che avevamo sottolineato che niente qualifica meglio il credente in Cristo che il servizio al fratello nel bisogno. Che soddisfazione poter affermare che l’avete fatto, senza aspettare ricompense durante lunghi anni! E che stimolo per continuare, poiché alla fine della nostra vita ciò che conta è quanto abbiamo amato. San Paolo negli Atti (20,35) mette in bocca a Gesù questa sentenza: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Ecco: spero sia sempre il vostro (ed il mio) slogan, quello che ci muove, ci motiva e ci da la gioia interiore di sentire che tutte le iniziative prese in favore degli altri danno pienezza e ci spingono a dire: “Sì, vale la pena”. Diceva un guru: “Finisce la notte e comincia il giorno quando guardi negli occhi una persona e puoi riconoscerlo come un fratello. Altrimenti, sia l’ora che sia, è ancora notte”. Nel 2018 sono rientrato in Italia per un anno ‘sabatico’. La speranza è quella di ritornare in terra azteca. Ogni tanto qualcuno mi chiede: “Ma non stai bene in Italia?”. Risposta: “Non sto cercando dove stare bene, ma dove poter aiutare davvero chi ha bisogno”. Il Messico è terra di molteplici necessità, di povertà, soprattutto nella nostra colonia, nella periferia della grande città. E qui gli aiuti hanno consistito in dare da mangiare, pagare medicine, visite mediche ed ospedaliere, aiutare a costruire qualche pezzo di casa decente invece di vivere tra i cartoni e le lamiere… E’ un paese dove la corruzione ed il narco-traffico la fanno da padroni, (4 morti ammazzati ogni ora!), dove c’è ancora tanto bisogno di crescere in cultura, democrazia, capacità critica; dove la distribuzione dei beni appare ancora vergognosamente ingiusta; dove bisogna dare impulso allo spirito di intraprendenza e responsabilità; dove, infine, anche dal punto di vista religioso, bisogna aiutare il popolo a vivere una fede non di tradizione o di obbligo, ma di convinzione e responsabilità
Vi auguro ogni bene per i 50 che seguono.


Letto di rianimazione pediatrica neonatale fornito da “Solidarietà Umana”. Acquistato per Suor Leda Pieropan in Benin.

Suor Leda Pieropan
Carissimi amici membri dell’Associazione “Solidarietà Umana”,
in questo gioioso anniversario voglio esprimervi la riconoscenza più viva da parte mia e di tutte le mie consorelle, per il sostegno spirituale ed economico che ci avete sempre dato in favore della nostra missione nel Benin.
Ogni volta che sono venuta in famiglia a Chiampo, ho avuto modo di incontrarmi con alcuni di voi e di apprezzare il vostro impegno cristiano, fatto di vera carità per i più poveri. Grazie per la vostra testimonianza che mi è di stimolo ed esempio.
Il Sacro Cuore di Gesù e la nostra Fondatrice, la beata Clelia Merloni, vi ricompensino, vi benedicano e vi donino forza e coraggio per continuare il cammino e poter essere d’aiuto ancora per molti anni all’attività missionaria della Chiesa.
Suor Leda Pieropan (Apostole del Sacro Cuore di Gesù)

Letto di rianimazione pediatrica neonatale fornito da “Solidarietà Umana”. Acquistato per Suor Leda Pieropan in Benin.


P. Danilo Boschetto

Per Solidarietà Umana nel 50°.
Sono il Padre Danilo Boschetto, membro dei Missionari Saveriani, e missionario in America latina per quarantotto anni.
Nove di questi anni di missione li ho vissuti a Buenaventura Colombia con entusiasmo e impegno nel cammino di fede e carità con quella comunità, sforzandomi di evangeliz-zare entrando nella cultura di una parrocchia afroamericana nel 85% dei suoi membri. Come si sognava una Chiesa povera e festiva! Ci credevamo. Ero l’assistente spirituale, e mi appoggiavo alla esuberante attività dei giovani. In questi anni si costruì la cappella di San Pietro Apostolo nel barrio Lleras. Fu una impresa ardua per il terreno invaso dalla marea; ma si realizzò anche con l’aiuto dei benefattori della valle del Chiampo. A Torreón, Coah, Mexico, furono dieci anni di intenso e buon lavoro apostolico, cercando di costruire la comunità cristiana. Optammo fin dall’inizio per le CEB, Comunità ecclesiali di Base; con l’attività dei Laici si formò un numero considerevole di comunità in ogni quartiere, che si trasformarono in punto di riferimento per tutti, bambini, adolescenti, giovani, matrimoni, famiglie, ammalati, bisognosi credenti e non credenti. La Chiesa era presente. C’era corresponsabilità, interesse per la comunità, e con una certa facilità sorgevano i carismi del catechista, l’animatore del canto liturgico, i ministri della eucaristia e della parola, degli ammalati, dell’azione sociale per i poveri. Si mise in marcia una cooperativa di consumo che funzionò per tutto il tempo della nostra permanenza nella parrocchia. Furono costruiti la Chiesa parrocchiale, la casa canonica, cappelle e centri sociali nei distinti quartieri della parrocchia. Nella missione di Santa Cruz a Hidalgo,

P. Danilo Boschetto tra i suoi parrocchiani a Torreon, Messico.

Messico, potei svolgere un lavoro preziosissimo nel sostenere la fede all’interno di 31 comunità disperse nella vasta parrocchia, un lavoro umile, più che con l’insegnamento della dottrina, che risultava sempre un po’ “straniera” per loro, con l’esempio della generosità e fedeltà a Cristo, con la presenza fatta di carità e amabilità verso tutti, senza distinzione. Venivano generalmente a piedi dai villaggi, con la pioggia, con il sole, per la formazione spirituale. La cosiddetta religiosità popolare, ha sue espressioni più belle nella fede semplice di questi popoli indigeni. Senza troppi meriti personali, mi sento grato a Dio e a quanti durante la mia vita hanno collaborato con la preghiera e la carità, per realizzare la mia vocazione missionaria. Carissimi amici, grazie, desidero che Dio vi ricompensi, insieme con tutti, … e con quelli che già vivono nelle braccia del Padre. Il santo P. Uccelli ripeteva: “Non privatevi della gioia di fare il bene”; anch’io ci ho provato. Però so che non sono io il centro, ma Lui, per cui nella preghiera cerco di sentire quella presenza rassicurante di chi tiene il timone della mia vita nelle sue mani, egli è Gesù, il mio Signore e il mio Dio. Con fede e speranza e perseverando nelle varie tribolazioni della vita, con l’aiuto di Maria, la Madre di Gesù, sostenuto da Lei che è ausilio del cristiano e rifugio del peccatore, guida sicura nel cammino, ho offerto la mia povertà spirituale, per la salvezza del mondo e per tutti i fratelli che cercano misericordia e salvezza. Venga il Tuo regno! Non mi resta che ringraziare al Buon Dio per tutto quello che ho ricevuto e che mi sono sforzato di riversare sugli altri, di dare affetto, comprensione, serenità, fede, speranza a tutti. A tutti un affettuoso ‘Grazie’ per vostra perseverante, bella amicizia.
P. Danilo.


Don Giampietro Zampiva

15;11; 5…
NON È CABALA, MA SONO ANNI TRASSCORSI.

È eredità di tutti dire e percepire, che il tempo corre, anzi: scappa. Allora mi presento con qualche cifra: non per ricorrere all’esoterica cabala numerica, ma per cogliere l’occasione di rivisitare tempi che sono sì trascorsi veloci, ma sono stati soprattutto ricchi di presenze, di storia vissuta, di eventi impegnativi da affrontare. Ho vissuto 15 anni in Albania. Un Paese tutto da conoscere, almeno negli anni immediatamente successivi alla dittatura del comunismo che ha costretto per quarant’anni il Paese delle aquile ad un volo a raso terra, impedendone ogni slancio e ogni altura, nonostante l’indole del suo popolo fosse depositaria di antica storia e generatrice di grandi testimoni per l’umanità come, e cito solo lei, santa Madre Teresa di Calcutta. Un altro mondo per me; anche perché ho cominciato a borbottare qualcosa nella lingua albanese quando ancora non avevo trascorso un anno dalla mia ordinazione a prete e solo poco prima avevo scelto di appartenere alla congregazione missionaria della Pia Società San Gaetano di Vicenza. In Albania si doveva cominciare daccapo ogni cosa: ma anch’io ero ‘a capo riga’ come prete e come missionario. Mentre scrivo, ripenso e rivivo quella mia condizione ‘iniziatica’ che mi ha fatto maturare la consapevolezza che quando si è senza troppe sicurezze e senza alcun programma già sperimentato; quando non si provano tante lusinghe, ma si è ricchi solo di entusiasmo per una missione che inizia e provi il solo desiderio di poter fare passi nuovi senza però la comoda rassicurazione di chi potrebbe già avere provato ‘le tue cose’, osi allora a guardare avanti anche se intravvedi solo la cornice di un disegno che è tutto ancora nelle mani di Dio. Rivivo così la gioia della vita missionaria che prima di tutto trasforma chi si dedica in essa e contraccambia con il centuplo evangelico tutti coloro che decidono di farne parte. L’inizio timido e capriccioso della democrazia in Albania nei primi anni novanta; la rinascita della chiesa dopo decenni di persecuzione e di clandestinità; il desiderio di libertà, soprattutto delle giovani generazioni che affollavano le strade, i bar, le piazze (mentre il lavoro non c’era per la caduta del sistema che fino a poco prima lo reggeva), diventavano occasioni privilegiate per l’annuncio del Vangelo, spazi di amicizie gratuite, luoghi di dialogo ecumenico tra cristiani cattolici e cristiani ortodossi e ambiti condivisi tra cristiani e musulmani per dialoghi franchi e rispettosi. Molte volte provavo la mia inadeguatezza nell’essere posto a servizio di una missione che tanto doveva crescere e che mostrava enormi necessità, ma non posso dimenticare quanta provvidenza ho potuto ‘trafficare’: provvidenza che il Signore inviava con la disponibilità di amici, di volontari pronti a mettersi a servizio operoso e di partecipare alla vita missionaria della chiesa. Aiuti materiali per fare fronte a emergenze umanitarie, come tra le tante altre, l’enorme afflusso di profughi in fuga dalla ferocia di una pulizia etnica in Kosovo. In questa missione tanto hanno sostenuto con genuina amicizia e competente collaborazione gli amici di ‘Solidarietà Umana’ di Chiampo. E fa parte della missione anche la provvisorietà. Quando mi hanno prospettato il termine del mio servizio in quella missione ho provato smarrimento interiore, ma al tempo stesso, una rinnovata donazione che dovevo continuare a vivere altrove. Così l’altra cifra sono gli 11 anni nella parrocchia Gesù Operaio a Monterotondo, comune limitrofo alla periferia Nord di Roma e dove mi trovo ancora a prestare il mio servizio (ancora per pochi mesi per la verità!). Io, abituato a percorrere le strade di Albania, a destreggiarmi con modi e stili ‘balcanici’ nell’affrontare situazioni ed emergenze, navigato, per modo di dire, in forme di esercizio dell’attività pastorale dalla vivacità della vita missionaria che costringe a tanta ‘ferialità’, mi dovevo ripensare nei pressi di Roma dove tutto mostra tracce della solida tradizione. Ricordo che quando leggevo e cercavo i numeri civici percorrendo le antiche strade consolari di Roma mi impressionavano quelli a quattro cifre, mentre quando ero in missione nella città di Lushnje in Albania e nei villaggi trovavo sempre ambienti conosciuti e familiari. La nuova realtà, il nuovo stile di impegno, le persone tutte da conoscere diventavano anch’essi presenza e luoghi dove cercavo e dove mi impegnavo per dare senso al mio servizio. Ho trovato accoglienza; offerte di collaborazione e persone volontarie molto disponibili e dalle capacità professionali molto qualificate tanto che anche il posto che temevo rimanesse a me indifferente e quasi ‘lontano’ diventava poco a poco familiare, ambiente persino caro e di sfide significative. Mi sono così inserito in uno dei luoghi della tradizione storica e della fondazione della congregazione di san Gaetano che ai tempi di don Ottorino Zanon, nostro fondatore, cercava vicino a Roma dove poter inserirsi a servizio di una diocesi. Ancora è tempo di bilancio per quanto fin qui ho vissuto. Mai pensavo di dover vivere anni a Monterotondo e a Roma e, per la verità, non lo desideravo nemmeno; ma quanto credevo fosse solo un ostacolo da dover comunque superare, è diventato invece palestra per esercitarmi nella novità del servizio che mai avevo esercitato in Italia. La tenacia e la caparbietà di una popolazione a maggioranza abruzzese mi hanno spinto a gareggiare con essa, affinché questo tempo non fosse segnato dalla sensazione di provvisorietà e nemmeno da nostalgie ancora fresche per un passato appena trascorso in missione. Accennavo alle strade consolari di Roma che ricordano il fascino della sua storia. Lungo una di queste strade, 5 anni fa, (ultima cifra per presentarmi!) ho subito un gravissimo incidente che ha stravolto tutto. Passavo da vita a morte in un istante, senza la minima consapevolezza per ‘racco-mandarmi l’anima a Dio’. Giorni tragici, eppure segnati da tanta speranza, vicinanza e preghiera. Nei mesi che ho trascorso in immobilità e nel susseguirsi di interventi chirurgici negli ospedali di Roma è emersa in me la consapevolezza del bene che anche in tale sofferenza potevo vivere e condividere. Continuo a dirlo, e ne sento la responsabilità e la gratitudine, che io sono vivo per le innumerevoli persone che dalla sera stessa dell’incidente non hanno mai smesso di pregare per me. Un caro amico di noi preti e diaconi di san Gaetano a Gesù Operaio, medico, contattato per avere mie notizie, ancora oggi ripete – quasi a risvegliare in me un valore profondo – che chi, quella sera, era presente alla preghiera prolungata in chiesa affollata tramite tam-tam di passaparola, non può non credere che la preghiera stessa non abbia cambiato il corso degli eventi. Ricevo ancora oggi conferme di persone, da tante parti del mondo, che hanno pregato per la mia vita. Ho fatto esperienza di una comunità credente vigilante che, seppur sgomenta, ha messo in preghiera dramma e speranza certa di poter confidare in Dio. Un circuito di vicinanza e di assistenza che con la mia famiglia tutta, mai mi ha fatto trascorrere un giorno nel vuoto di affetti e di amicizia. Anche questo è miracolo. Come ho detto al mio professore di ospedale, ora non posso più non credere ai miracoli. Non ho cifre per il futuro, ma sarà un miracolo dopo l’altro, perché quando si cerca il Signore e dove si condivide il bene, troviamo sempre miracoli che mostrano la Sua fedeltà. La cifra di futuro io la devo cercare in Dio che sempre chiama e sempre anticipa i passi di ciascuno.

Don Giampietro Zampiva

Aiutaci a comprendere che additare le gemme che spuntano sui rami
vale più che piangere sulle foglie che cadono.
(don Tonino Bello)